sabato 18 agosto 2012

UNO SPUNTO DI RIFLESSIONE

Nuoto
18/08/2012 -

La pallanuoto italiana va a picco
con l'argento al collo

Recco lasciata dal patron,
Camogli verso il ritiro.
Fusione fra i due team?

FABIO POZZO
torino

Altro che palombella. Incassato l’argento ai Giochi di Londra, ci aspettavamo, legittimamente, che la pallanuoto italiana tornasse a casa e monetizzasse la medaglia. L’ennesima di una fortunata serie di successi (sì, abbiamo perso la finale olimpica con i croati, ma contro quelli non c’era proprio niente da fare). Piscine piene, club in gran lustro, file di ragazzini spinti dalle mamme ad emulare le gesta di Felugo, Tempesti & C. Bè, niente di tutto questo. La waterpolo tricolore, invece, rischia di affondare. Sotto i colpi della crisi economica, che tiene lontano gli sponsor e asciuga le casse degli enti locali, ma anche per gli effetti di un cocktail micidiale che secondo le voci più critiche del movimento mescola la mancanza di idee a un’arida gestione dello status quo da parte della Federazione italiana nuoto.

La prima «bordata» contro il Titanic-waterpolo arriva da Recco, dove il presidente multimilionario Gabriele Volpi ha sbattuto la porta, dando l’addio definitivo (ma c’è chi spera in un suo ripensamento) alla pallanuoto, per puntare sul calcio (lo Spezia, serie B). Una decisione maturata in virtù «delle delusioni provocate dalle politiche della Len, Fin e dall’atteggiamento negativo della maggior parte delle società nazionali ed europee...» il suo commiato. Voleva costruire nuove piscine, lanciare una Supercoppa dei clubs, cambiare i regolamenti; aiutava finanziariamente - direttamente e indirettamente - diverse altre società . Oltre ad aver sostenuto senza badare a spese la blasonata Pro Recco, che con lui ha vinto tutto. Non è un caso se dalle Olimpiadi il club ligure ha visto due suoi atleti con l’oro al collo (i croati Buric e Sukno), otto con l’argento (gli azzurri) e tre col bronzo (i serbi Filipovic, Pijetlovic e Prlainovic).

La società biancoceleste resta ancora la più forte, ma il dopo-Volpi ha imposto una drastica «spending review»: una sola squadra di A1, con ingaggi notevolmente ridotti (si parla anche del 50%); cancellato il secondo team zeppo di stranieri per le Coppe europee, competizioni alle quali il club ha deciso di non partecipare; tagliata la squadra femminile di A1. Stranieri in fuga (ne resteranno due su undici) e un orizzonte incerto: Volpi ha lasciato un «tesoretto» (si parla di 800 mila euro) solo per consentire alla società di arrivare al 2013, l’anno del suo centenario.

Situazione più difficile a Camogli, dove il consiglio della Rari Nantes ha deciso di ritirare la squadra dal prossimo campionato di serie A1. «Lo avevo suggerito per questioni tecnico-politiche, cui poi si sono aggiunte difficoltà economiche» dice Massimo «Mamo» Fondelli, ex giocatore, bandiera del club. «Gli enti locali non hanno più soldi, gli sponsor sono stati decimati dalla crisi economica e noi abbiamo un prodotto che non è tale e che dunque non si può vendere». Fondelli parla chiaro: «I club spendono per giocare, ma tutti i diritti vanno alla Federazione. Diritti tv, sponsorizzazioni tecniche. Per non dire del calendario, plasmato sulle esigenze della Nazionale. Il campionato inizia ad ottobre e finisce a marzo: per uno sport nato per essere visto d’estate, è la morte. L’Italia vince medaglie? Per i club non c’è alcuna ricaduta...».

Debiti, tagli, ingaggi per i giocatori che - salvo a Recco - non superano i 30-50 mila euro l’anno (tanto che ora non si snobbano più i «gettoni» delle presenze in azzurro, come in tempi di vacche grasse), team che puntano ai posti più in luce della classifica, come il Savona, Brescia, Posillipo, Bogliasco, Acquachiara Napoli e la Florentia, mettendo in acqua soprattutto tanti giovani.
La pallanuoto affonda, e con essa le piscine. Non ci sono risorse per mantenerle: i Comuni hanno le casse vuote, i club arrancano. Sempre in Liguria, a Nervi la storica «vasca» nel porticciolo ha chiuso a maggio e il team giocherà l’A1 in casa del Sori. Impianto, quest’ultimo, che l’anno scorso ha ospitato anche la Pro Recco, priva di un campo proprio (la «vasca» di Punta Sant’Anna cade a pezzi). A rischio crac pure la piscina di Genova Voltri, sede della Mameli, club di A2: la società ha un anno di tempo per evitare la chiusura.

I sindaci cercano sinergie, alleanze per affrontare e dividere le spese. E si ritorna anche a parlare di fusione Recco-Camogli, che è come mettere insieme Juve-Toro o Milan-Inter nel calcio. «La volontà ci sarebbe - conferma Fondelli -, stiamo valutando». Proprio Fondelli, per altro, potrebbe diventare il presidente della nuova compagine. «Non è giusto, lasciamo che siano i cittadini di Recco a esprimersi con un referendum» propone Angelo Figari, presidente della Waterpolo Golfo Paradiso, che difende la tradizione sportiva del club più scudettato d’Italia.
Sembra proprio di sentirla suonare, l’orchestra, sul ponte del Titanic-pallanuoto.

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